Trattamenti Urologia

Calcolosi Urinaria

Abbiamo a disposizione diverse tecniche chirurgiche che ci permettono di scegliere il più efficace e meno traumatico trattamento per la frantumazione e polverizzazione del calcolo a seconda della localizzazione del calcolo, la sua grandezza e la concomitanza di altre patologie:

  • Ureterolitotrissia (ULT) è la tecnica maggiormente usata in caso di calcoli lungo l’uretere e prevede l’utilizzo di un uretroscopio flessibile che giunge a contatto con il calcolo che è polverizzato dalla fonte laser
  • Litotrissia endoscopica endorenale per via retrograda (RIRS Retrograde Intrarenal Surgery) è la tecnica utilizzata per i calcoli renali di 7-10 mm e consiste nell’introdurre un uretroscopio nella vescica e poi nell’uretere per arrivare nel rene a contatto con il calcolo che si polverizza con una fonte laser. In pratica si esegue l’intervento passando attraverso le vie naturali senza necessità di incisioni cutanee. In alternativa si utilizza la litotrissia extracorporea con onde d’urto (ESWL – Extracorporeal Shock Wave Lithotripsy) che è un trattamento ambulatoriale che consiste nel “bombardare” il calcolo con ultrasuoni dall’esterno del corpo
  • Litotrissia percutanea (PCNL Percutaneous Nephrolithotripsy) se il calcolo renale è voluminoso (a stampo) si effettua un’incisione cutanea in corrispondenza del rene di circa 1 cm, si crea il passaggio per il nefoscopio, si giunge a contatto con il calcolo che si frantuma e si asporta sotto visione diretta
  • Cistolitotrissia per la calcolosi vescicale, che si associa spesso a patologia ostruttiva a livello del collo vescicale per restringimenti o ipertrofia prostatica, il calcolo viene polverizzato per via citoscopica e la causa ostruttiva rimossa per via endoscopica

A seconda del tipo di intervento i giorni di ricovero variano dai 2 (ULT, RIRS, cistolitotrissia) ai 4 giorni di ricovero (PCNL).
Chi soffre o ha sofferto di calcoli urinari dovrebbe sempre effettuare controlli ecografici periodici perché l’incidenza delle recidive è elevata.

  1. COSA È LA CALCOLOSI URINARIA

    Si parla di calcolosi quando sono presenti uno o più calcoli nel rene, nell’uretere o meno frequentemente nella vescica. La calcolosi può derivare da una eccessiva secrezione di calcio urinario o, meno frequentemente, da squilibri ormonali; spesso c’è una predisposizione familiare. Il sintomo più tipico è la cosiddetta colica renale, che è provocata solitamente dalla discesa del calcolo dal rene nell’uretere. Il dolore della colica è molto forte, violento, situato nella regione posteriore, lombare, con irradiazione anteriore verso l’inguine. Può essere accompagnato da nausea, vomito, febbre con brividi, bruciore a urinare e presenza di sangue nelle urine. Spesso diventa necessario rivolgersi a un Pronto Soccorso e assumere farmaci antidolorifici.
    Altre volte il dolore può essere meno evidente o assente ma questo non significa che la calcolosi non debba essere trattata perché comunque rischia di provocare nel tempo sofferenza funzionale e insufficienza renale.
    I calcoli devono essere sempre rimossi perché anche quando sono asintomatici possono causare infezioni urinarie, sanguinamenti e insufficienza renale. La terapia per l’espulsione è farmacologica se il calcolo è di dimensioni ridotte (fino a 6-7 mm) e posizionato allo sbocco dell’uretere in vescica. Abitualmente si usano farmaci antinfiammatori, cortisonici e miorilassanti. L’intervento chirurgico diventa necessario quando il calcolo non viene espulso in tempi ragionevoli, il dolore è continuo e poco gestibile con i farmaci oppure se il rene inizia a mostrare segni di sofferenza funzionale. Statisticamente il calcolo di dimensioni superiori a 7 mm o in posizione “alta” difficilmente viene espulso senza un intervento chirurgico.

Tumore della vescica

Il trattamento chirurgico prevede un intervento endoscopico di resezione transuretrale della vescica (TURB), che consiste nell’asportazione della lesione e della sua base d’impianto utilizzando un resettore, cioè uno strumento che introdotto attraverso l’uretra rimuove il tessuto tumorale. La fonte di energia è monopolare o bipolare, non è utile quella laser. L’intervento dura in media 30 minuti e si esegue in anestesia spinale o generale. E’ indicata la profilassi antibiotica per via endovenosa prima dell’intervento e antitrobotica per via sottocutanea dalla sera dell’intervento e per tutta la durata della degenza. Dopo l’intervento si posiziona un catetere vescicale con sistema di lavaggio continuo della vescica; in assenza di complicanze si rimuove il giorno dopo l’intervento. La degenza è complessivamente di due-tre giorni.

Solo in caso di malattia aggressiva e non superficiale sarà indispensabile un intervento radicale di asportazione della vescica (Cistectomia).

  1. COSA È IL TUMORE DELLA VESCICA

    Il tumore della vescica è un alterazione delle cellule dei tessuti che rivestono la superficie interna dell’organo e si manifesta più di frequente come una lesione a forma papillare, simile a una piccola escrescenza. Meno frequente è la forma piatta.

    Tuttavia, indipendentemente dalla forma, non tutti i tumori vescicali hanno lo stesso comportamento né la stessa importanza clinica. Raramente possono presentarsi come polipi benigni episodici, ovvero lesioni che non hanno potenziali di malignità; più spesso hanno i caratteri della malignità e nell’85% dei casi sono lesioni ad alto grado che possono frequentemente recidivare e diffondersi. Nel 15% dei casi sono tumori ad alto grado con la tendenza a infiltrarsi in profondità nella parete della vescica e oltre, invadendo organi vicini, come la prostata per gli uomini e l’utero per le donne. Solo l’asportazione della lesione e del tessuto adiacente consente di identificarne la natura e di proporre un adeguato trattamento.

    Il sintomo più frequente è la presenza di sangue nelle urine senza dolore (macroematuria asintomatica) e senza alcun disturbo urinario (a “ciel sereno”). Alcune volte la presenza di sangue nelle urine è riscontrata da un esame delle urine (microematuria). Il sanguinamento ha un andamento altalenante, capriccioso e può interrompersi spontaneamente per poi ripresentarsi dopo mesi. Possibili, ma meno frequenti, sono i disturbi urinari quali urgenza minzionale, aumentata frequenza, minzione dolorosa.

    L’ematuria è un segnale che non deve mai essere trascurato e che richiede una valutazione urologica. È molto utile un esame ecografico vescicale per escludere la presenza di eventuali lesioni produttive, e un esame ambulatoriale cistoscopico che è il solo in grado di confermare il sospetto e di valutare l’aspetto, le dimensioni e i suoi rapporti con gli sbocchi dei due ureteri. Tutte le lesioni vescicali hanno necessità di essere asportate e la semplice biopsia della lesione è raramente impiegata. L’intervento chirurgico di resezione transureterale (TURB) ha lo scopo di rimuovere il tumore, eliminare la causa del sanguinamento, e conoscere l’aggressività biologica e lo stadio della malattia, cioè l’infiltrazione dei tessuti vescicali, attraverso l’esame istologico del tessuto prelevato.

    Il follow up post operatorio dipende dal risultato dell’esame istologico, e nei casi di lesione benigna non sarà necessario alcun controllo successivo. Più frequentemente potrà essere necessario effettuare dei controlli endoscopici periodici, ravvicinati il primo anno e via via sempre più distanti fino a 5 anni dall’intervento. In caso di recidività potrebbe essere necessaria una terapia aggiuntiva ambulatoriale con farmaci chemio-immunoterapici che si introducono direttamente all’interno della vescica.